Premessa

I miei articoli cominciano quasi sempre con una premessa quando sto per scrivere di qualcosa che mi ha fatto schifo. Ma ritengo che queste poche righe siano necessarie.

So cosa state pensando.
Forse credete che io sia la classica tipa stramba che per sentirsi speciale deve necessariamente fare il bastian contrario e affermare in ogni circostanza di avere un’opinione diversa da quella che ha la massa.

Spoiler: no.

Mettiamola così: se mi chiedessero di firmare un patto col demonio per riavere indietro le preziose ore della mia vita che ho sprecato per guardare questa roba su Netflix, mi affretterei a cercare la penna.

Scrivo questo articolo perchè DAVVERO non ho trovato nulla di innovativo o di particolarmente apprezzabile in questa serie.
Una serie che ho guardato, sì, ma nemmeno troppo volentieri dato che, già al secondo episodio, ha smesso di suscitare in me curiosità. In soldoni, una serie che ho guardato a fatica fino alla fine.

Forse in parte è colpa mia, perchè mi ero fatta chissà quali aspettative.

Il punto è che in quel periodo non si parlava d’altro! Sul web la gente era letteralmente impazzita per Squid Game! In tempo record sia il pubblico di Netflix che quello dei social era completamente stato catturato dal gioco del calamaro.

Addirittura quelli che io chiamo “i nemici del sottotitolo” (ossia chi evita come la peste tutto il materiale non doppiato in italiano) dicevano di aver divorato l’intera stagione (che ricordo inizialmente era solo sottotitolata) in pochi giorni.

Con queste premesse che potevo fare?
Ho acchiappato il gatto, la coperta, un litro di tisana, il telecomando e mi sono buttata sul divano a gustarmi questo tanto decantato capolavoro coreano.

Breve trama (no spoiler)

Il protagonista, Seong Gi-hun è un poveraccio coreano con moltissimi debiti.
Reincarna alla perfezione le caratteristiche del tipo di persona che tua madre non vorrebbe mai diventassi: un figlio ingrato e irresponsabile che ha fallito sotto ogni fronte: familiare, lavorativo, umano e destinato a peggiorare ancora.

A un certo punto qualcosa cambia.

Dopo aver ricevuto minacce di morte (e tante legnate) da parte di persone pericolose (probabilmente appartenenti a qualche forma di mafia?) a cui deve un’ingente somma di denaro, l’uomo si ritrova in metropolitana con un tizio strano che pare un incrocio tra un Testimone di Geova ed un esattore delle tasse.
Quest’ultimo gli propone un gioco che consiste nel farsi schiaffeggiare per vincere del denaro. Disperato, Seong accetta.

Poco dopo se ne torna a casa tutto felice, il suo viso è tumefatto, un rivolo di sangue gli esce dal naso, ma stringe un piccolo bottino tra le mani.

Pochi giorni dopo Seong viene rapito e addormentato.

Si risveglia all’interno di un bunker insieme ad altre 455 persone che si guardano attorno, ignare di ciò che le attende. Si scopre ben presto che tutti i presenti hanno situazioni economiche simili a quella del protagonista e che si trovano in quel preciso luogo per partecipare a un gioco.
Quel che non sanno è che chi perde verrà brutalmente ucciso e che ogni morte, aggiunge soldi al montepremi finale (si parla di cifre a sei zeri).

Appare chiaro sin da subito che al termine dei 9 episodi ci sarà solo un vincitore.

Elementi che ho apprezzato

Dal momento che si possono contare sulla punta delle dita di una mano, ho pensato di occuparmi prima degli elementi nella serie che mi sono piaciuti.

Cast e recitazione

Sebbene io non ami particolarmente la recitazione, la mimica facciale e l’enfasi comune agli orientali (più per un fattore culturale che per una questione di tecnica vera e propria) che fa sembrare tutto ambientato in un anime giapponese, ho apprezzato molto il protagonista e la sua interpretazione.

GlI altri attori sono quasi tutti piuttosto validi, ad eccezione l’attrice che interpreta Kang Sae-byeok (numero 067) che ho trovato totalmente inespressiva, con la stessa vitalità di un bradipo morto.

Colonna sonora

La colonna sonora un po’ infantile e un po’ inquietante rappresenta perfettamente ciò che andremo a vedere durante la serie. Il brano “Way Back Then” ha raccolto oltre un milione e mezzo di ascolti su Spotify.

Palette colori e scenografie

Un altro aspetto secondo me ben studiato è quello degli ambienti in cui si svolge la vicenda.

Le atmosfere cupe creano un forte contrasto con le sensazioni dolci ed i ricordi infantili di una scuola materna.

La scala che i giocatori percorrono ogni giorno per raggiungere le varie arene, per esempio, ha una conformazione labirintica ispirata a Escher e riesce a trasmetterci un senso di disorientamento nonostante le tinte pastello.


Il dormitorio, in cui i giocatori passano gran parte del loro tempo, è uno spazio che ci dà perfettamente la sensazione di essere un luogo anonimo, in cui si perde la propria identità e ci si trasforma in oggetti accatastati su polverosi scaffali neri, come i letti a castello anonimi affiancati tra loro.

La scenografia è uno degli elementi principali della narrazione. Il design dei vari ambienti incide sulla psicologia dei personaggi e dello spettatore.

Perchè NO.

Trama per nulla originale

Gettare i protagonisti di una storia in un un gioco di sopravvivenza il cui obiettivo è uccidere o essere uccisi è ormai un classico della cultura orientale.
Potrei citare DECINE di titoli che hanno trame simili, e nemmeno troppo recenti.

Forse per l’italiano medio la chiave in cui è stata pensata la trama di Squid Game può sembrare accattivante, nuova, originale. ma credo che qualunque occidentale che ha visto più di un anime nella sua vita (non quelli che passava Italia 1, per intenderci) o ha letto dei manga diversi da Dragon Ball, sarà d’accordo con le mie parole.

(ATTENZIONE, non sto dicendo che chi ha amato la serie rientra automaticamente nella categoria “italiano medio” con accezione dispregiativa. Dico solo che in Oriente, soprattutto nella cultura nipponica, l’idea è già stata usata mille volte per centinaia di manga e anime – se qualcuno di voi si fosse sentito in qualche modo attaccato o offeso da questa affermazione, vi invito a fare una ricerca online e a colmare qualche lacuna)

Tralasciando il fatto che, se chiudiamo per un attimo gli occhi mentre ne ascoltiamo il doppiaggio e la recitazione in lingua originale, ci sembrerà di guardare un qualsiasi anime su crunchyroll, invece che un vero e proprio dramma, l’idea di per sé è roba trita e ritrita. Vi spiego perchè.

Il solito messaggio e la solita morale

Con una trama così scontata, avranno puntato tutto su un colpo di scena e una morale di spessore sul finale?
Ahah, no.

Di fatto Squid Game rappresenta la solita allegoria sull’eterna lotta di classe.

Mi spiego meglio.

Non è altro che la metafora del ceto medio intrappolato in una corsa al successo.

Se tutte le persone appartenenti alla classe operaia unissero i loro ideali e le loro forze potrebbero votarne la fine, ma il materialismo, ahimè, è insito nell’uomo e il sistema sfrutta questa vulnerabilità per il proprio tornaconto personale.
Chi bara, chi sfrutta gli altri e chi ostacola volontariamente anche gli amici pur riuscire a vincere… L’animo umano è opportunista e contorto e mostra il peggio di sé quando si vede collocato in una posizione potenzialmente svantaggiosa.

Mancanza di particolari interessanti nelle trame secondarie

Comprendo la necessità di spiegare qualcosa sulle vite dei personaggi secondari (è una serie, non un film, bisogna “allungare il brodo” e cercare di dare uno spessore a quel che lo spettatore vede) ma chi ha scritto la sceneggiatura di Squid Game ha fallito miseramente sotto questo punto di vista.

I personaggi secondari sono vere e proprie “macchiette”.

Quel che ci viene spiegato del loro passato, infatti (benché alcuni abbiano alle spalle storie travagliate e strappalacrime) non è abbastanza da consentire allo spettatore di affezionarsi, di provare empatia per un particolare personaggio.

Non è una serie autoconclusiva

Visto il successo che la serie ha riscosso, Netflix e il team coreano non hanno certo perso tempo per annunciare una seconda stagione.

Mi astengo dal dire: “se mi ha annoiato la prima, figuriamoci la seconda” perchè trovo che non sia corretto, non avendola ancora vista e non sapendo bene dove andrà a parare.

Perciò mi limito ad analizzare i fatti e spiegare perchè, dal mio modestissimo punto di vista, prevedo che la serie avrà una nota stonata, già in partenza.

Tralasciamo il fatto che 456 persone spariscono nello stesso giorno, nello stesso paese, senza destare alcun sospetto.
Anche le persone con problemi economici importanti hanno amici, conoscenti o persino kebabbari che gli portano l’arrotolato falafel a casa o sul marciapiede che abitano.
Ecco, prima poi una di queste persone si chiederà: “hey, ma dov’è finito quel poraccio che rubava al supermercato e mi scroccava sempre le sigarette?” oppure: “Hey, ma come mai in Corea, improvvisamente, il mercato degli organi è sempre più prospero?”

Tralasciamo anche il fatto che l’uomo ormai scopre diversi pianeti e costellazioni praticamente ogni giorno, figuriamoci se può essergli sfuggita un’isola nel Pacifico così grande e tecnologicamente avanti.
Certo, sappiamo che il governo coreano è solito censurare tante informazioni, ma mi sembra una risposta un po’ forzata ai dubbi esposti sopra. Soprattutto perchè nella serie il governo coreano non è minimamente citato.

Oltre a tutto ciò c’è un altro dubbio esistenziale che mi sorge spontaneo.

Quella raccontata nella serie non è la prima edizione dello Squid Game, in passato ve ne sono state altre, con altrettante morti e altrettanti vincitori.
Quante probabilità esistono che nessuno dei precedenti vincitori, tornato a casa con così tanti soldi, non abbia voluto denunciare la faccenda? Dopotutto avrebbe risorse più che sufficienti per comprare l’attenzione di almeno metà dei membri dell’Assemblea nazionale coreana.

Ma sono solo io a farmi queste domande o capite anche voi perchè non ci sono i presupposti per continuare la serie?

Conclusioni

Mi sento di dire che l’unica ragione per guardare questa serie stia nel modo sfacciato in cui ci sbatte in faccia le morti dei vari personaggi.
Credo sia proprio questo fattore ad aver conquistato un pubblico così grande.

L’idea che un gioco per bambini così semplice ed innocente come “Un, due, tre…stella!” possa essere la causa della tua morte è stuzzicante, certo.

Ma il problema è che è stato l’unico aspetto interessante dell’intera serie.

Generalmente cerco intrattenimento per divertirmi, non per ricordare l’orribile mondo infernale in cui viviamo tutti noi, comuni mortali, appartenenti alla classe operaia, quindi sicuramente Squid Game non è il genere di serie adatto a me. E questo è solo un normalissimo giudizio soggettivo, più o meno condivisibile.

Ma, oltre a questo, personalmente, il contesto mi ha lasciato più dubbi che risposte.

Ho visto serie e film che trattavano lo stesso tema, fatte molto meglio di questa, per questo motivo e con assoluta certezza, dico che Squid Game non meritava il successo che ha avuto.

Tuttora non comprendo il motivo di così tanta fama.

Rispetto chi ha apprezzato la serie, è lecito avere parere diversi e sarò ben lieta di avere un confronto con i fan, ma per me è un gigantesco NO.

E voi? Cosa ne pensate di Squid Game? Fatecelo sapere in un commento.

Lascia un commento