L’Inferno di Dante – 700 anni dopo

Ricordo a scuola che la Divina Commedia fu uno degli argomenti principali nel programma di italiano. Questa opera scritta nel Basso Medioevo, che si dica faccia da fondamenta alla nostra lingua come la conosciamo oggi, porta una struttura e dei contenuti assai interessanti.

Sorvolo sugli approfondimenti riguardanti la sopracitata struttura, ma voglio soffermarmi su quanto questa Commedia abbia influenzato le opere nel tempo. In particolare, mi vengono in mente dei videogiochi recenti: “Dante’s Inferno” e “Devil May Cry”.

Nel primo, ovviamente già dal nome è lampante che il gioco sia strutturato e si basi come appunto l’inferno dantesco. Certo, abbiamo delle differenze, tipo Dante che combatte nella Terza Crociata (giusto circa 100 anni prima rispetto alla nascita del poeta).

Su Devil May Cry viene palese il riferimento con i nomi del protagonista, Dante, e del fratello antagonista, Vergil (ehi, mi riferisco alla prima trilogia).

Comunque, essendo nel 2021 ricorso il 700esimo anniversario della morte di Dante, abbiamo avuto molti eventi e mostre dedicate. Anche la nostra amatissima Lucca Comics ha dedicato l’edizione a Dante, affidando il disegno della locandina della fiera al mitico Paolo Barbieri.

Ed è proprio del volume di Paolo Barbieri che vi voglio parlare. Ormai giunto alla terza ristampa, nell’estate del 2021 l’illustratore fantasy per eccellenza ha prestato la sua arte per Sergio Bonelli Editore. E così noi, a distanza di 10 anni dalla prima versione, possiamo godere de “L’Inferno di Dante” con le sue cantiche e le illustrazioni di Barbieri.

Libro  

Il libro si apre subito sulla presentazione dei protagonisti della Divina Commedia: Dante, Virgilio e Beatrice. Dopodiché, sempre seguendo i canti rimaniamo folgorati dal mastodontico e particolareggiato disegno della porta dell’Inferno.

Ed è Caronte, al Canto III, traghettatore di anime sul fiume Acheronte, che popola anche la copertina del volume.

Se, cerchi un passaggio per un’altra vita

Perché la vita non è come vuoi

Sali sul legno del demone guida

Lungo le sponde di lacrime, noi

Con gli occhi di brace lui ci portò via

Pagheremo il peso della dannazione

Morte della pace nell’anima mia

Dove l’aria calda infuocava le gole

Caronte – Murubutu

Ma chi era Caronte? Traghettatore dell’Ade, sul fiume Stige, viene ripreso da Dante. Rimane pertanto sempre nello stesso ruolo di psicopompo, un essere neutrale.

Minosse

Ricordo che la figura di Minosse, nonostante fosse la prof a descriverla, mi incuteva timore già solo dalle sue parole. Poi vedi la figura disegnata da Paolo Barbieri e pensi “spero di non incontrarlo mai”. Giudice dell’Inferno, ascolta i peccati delle anime giunte con Caronte, e il numero dei giri che la sua coda fa su di te indica il cerchio di dannazione corrispondente.

Oltre i confini, fra le corti della malasorte

Qua il male sorge fra le colpe delle Malebolge

Qua anime in fila, quanti denti stretti fra le morse

Qua tante spire quanti i cerchi scelti da Minosse

Minosse – Murubutu

Minosse, nella mitologia greca fu un re giusto di Creta, semidio figlio di Zeus e per questo alla sua morte venne messo come giudice degli inferi.

Cleopatra

Con Minosse al secondo cerchio troviamo i lussuriosi morti di morte violenta. Nonostante i più famosi del Canto V siano probabilmente Paolo e Francesca, voglio invece soffermarmi su Cleopatra. Regina d’Egitto mai formalmente da sola in quanto donna, nella realtà dei fatti regnava lei sulle proprie terre.

Fu dapprima amante di Giulio Cesare da cui ebbe anche un figlio, poi dopo la sua morte si unì con Marco Antonio. Cleopatra si trovava sola con molti pericoli in quanto morta lei e il figlio avuto da Cesare, sarebbe finita la dinastia dei Tolomei. Aveva bisogno di stringere un rapporto con Antonio sia per la potenza dell’antica Roma, sia perché Marco Antonio era una figura maschile degna per una regina in quanto ex generale di Cesare. Morì di morte violenta quando ormai messa alle strette da Ottaviano decise di suicidarsi con il morso di un serpente.

Mura di Dite

Dopo una spaventosa illustrazione di Flegias, ci imbattiamo nelle Mura della città di Dite. Mastodontica e terrificante città, eretta nella palude dello Stige di cui Dante e Virgilio sono costretti ad attraversarne le mura per proseguire il viaggio all’Inferno.

Così Paolo Barbieri dà un aspetto grottesco, figurando ogni torre come una faccia. E vediamo in basso le piccole figure dei nostri viaggiatori. Dite è una città immaginaria che Dante creò per collocare gli eretici e a guardia della città troviamo svariati diavoli. E così il tomo della Bonelli ci mostra qualche illustrazione di questi diavoli che ostacolano il passaggio del poeta. Ci viene anche mostrato il messo celeste che interviene in favore di Dante per permettergli di avanzare.

Caino

Sicuramente nella vostra vita avete sentito il personaggio biblico di Caino, il primo uomo nato da Adamo ed Eva. E il primo assassino, uccise suo fratello Abele. Dio lo marchiò e proibì ad ogni essere umano di ucciderlo.

Dante pone Caino nel nono cerchio, nel lago ghiacciato del Cocito dove ci sono tutti i traditori. In particolare nella zona caina troviamo i traditori dei parenti. Infatti, la loro punizione è di rimanere intrappolati nel lago Cocito da dove emerge solo la testa. Incontriamo però Caino nel Canto XX, all’entrata delle Malebolge, quando Virgilio sprona il poeta a proseguire avendo visto la luna che tramontava.

“Ma vienne omai, ché già tiene ’l confine

d’amendue li emisperi e tocca l’onda

sotto Sobilia Caino e le spine;

e già iernotte fu la luna tonda:

ben ten de’ ricordar, ché non ti nocque alcuna volta per la selva fonda”

Dante – Divina Commedia

Ora vi starete chiedendo che cosa c’entra Caino con la luna e le Malebolge. Torniamo al Caino biblico, in particolare alla punizione che diede Dio al peccatore. Dio punì Caino ad essere un ramingo, peregrinare a vita. Nella credenza popolare da cui Dante si ispirò riguardava proprio appunto la luna che rappresentava Caino errante con il suo carico, fasci di spine figli della sua terra maledetta.

Malebranche

Sempre nell’ottavo cerchio, nella quinta delle malebolge troviamo i diavoli carcerieri dei barattieri. Malebranche, così chiamati perché la loro coda è uncinata. Questo gruppo di diavoli con cui Dante entra in contatto ha dei nomi alquanto fantasiosi, il capo è Malacoda. Paolo Barbieri occupa due pagine intere per questi 12 diavoli.

I barattieri erano i corrotti, quelle persone che sfruttavano la loro posizione di carica pubblica per arricchirsi. Chi commetteva il cosiddetto reato di concussione. Ed erano condannati ed affogare nella pece bollente, oggetto di divertimento delle Malebranche che con i loro uncini li immergevano o li tiravano fuori a piacimento.

Come vuoi, vuoi
Quando il cielo nero crollerà su di voi, voi
Quando il fiume in piena calerà su di voi, poi
Quando un siero nero colerà su di voi, voi
Guardie di ‘sto male, Malebranche
Sparirai, nel pieno del segreto come i traffici tuoi, tuoi

Malebranche – Murubutu

Ipocriti

Nel sesto cerchio delle malebolge Dante si imbatte negli ipocriti. E Paolo Barbieri nel suo libro pone evidenza palese al mantello dorato che il poeta descrive. Infatti, gli ipocriti li troviamo vagare lentamente nella bolgia perché indossano questo mantello. Dall’aspetto simile a dei monaci, hanno un mantello dorato fuori e ricoperto di piombo dentro. Proprio come le persone ipocrite.

Lucifero

Alla fine del viaggio ovviamente si trova il re degli inferi, Lucifero. Anche qui abbiamo una raffigurazione coerente con le descrizioni sia dantesche che bibliche, un essere mostruoso con tre facce e tre bocche impegnate in un continuo maciullare. Ad essere continuamente masticati, il poeta condanna Giuda, Bruto e Cassio. Per Giuda risulta facile intuirne il motivo, il traditore di Gesù. Bruto e Cassio invece sono i congiurati dell’assassinio di Giulio Cesare.

E il serafino sfidò il cielo e fu sconfitto

Dall’arcangelo e gettato al centro dell’oscurità

E ora chino e prigioniero vive afflitto

Dentro un canto con in faccia il segno della Trinità

Lucifero si trova al centro del Cocito, dove ne emerge solo con il busto ed il resto del corpo è sotto la superficie del lago ghiacciato. Il Cocito è la zona dei traditori e Satana si ribellò nei confronti di Dio, il suo creatore. Un posto migliore probabilmente non poteva esserci. Inoltre la descrizione che dà Dante a Lucifero lascia intendere proprio ad un’antitesi della Trinità, una parodia in segno della punizione.

Conclusioni

A fine libro trovate molti bozzetti delle varie illustrazioni usate e non. Inoltre Paolo Barbieri racconta delle tecniche, delle musiche e di tutto ciò che lo ha aiutato a rielaborare questo Inferno dantesco. Vi consiglio, che qui nell’articolo ho citato molte volte, anche “Infernvm” l’album di Clever Gold e Murubutu.

Spero di avervi fatto incuriosire e stimolato ad approfondire. Anche per me, per scrivere questo articolo ho approfondito alcune cose e rinfrescato alcune cose studiate alle superiori. E poi trovo sempre bello quando scopro dei collegamenti culturali nel nostro mondo nerd.

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