Ultimamente ho recuperato questa serie su Netflix, durante i miei binge watching ignoranti post turno di notte.

Ammetto di essere molto attratta da tutto ciò che possa riguardare i paesi scandinavi e il freddo, in particolar modo per quanto riguarda l’Islanda. E infatti sono rimasta agganciata da “Katla” mentre finivo di guardare la terza stagione di Lost in Space.

Fotogramma della serie

Per chi non lo sapesse, l’Islanda è una nazione/isola di recente formazione e con 30 vulcani attivi sul proprio territorio.

Katla è proprio uno dei 13 vulcani di cui si registrano le eruzioni da quando ci sono stati i primi insediamenti umani sull’isola (800-900 d.c.). Per specifica, ci sono anche stati ritrovamenti di monete romane dell’epoca 200 d.c., ma prima dei Vichinghi non abbiamo saghe o storie di civiltà lì.

Finisco la lezione di geografia con una ultima specifica sui ghiacciai in Islanda. Infatti, l’isola oltre ad essere un’isola vulcanica, ha la fortuna di avere il quarto ghiacciaio più grande del mondo sulla sua superficie, il Vatnajökull. Il nostro vulcano protagonista però si trova sotto un secondo ghiacciaio, nella parte sud dell’isola, il Mýrdalsjökull che copre una superficie di soli 595 km². Praticamente ha la stessa superficie di Roma sud o di tre volte Milano.

Serie tv

Tornando a noi e al nostro divano, approfondiamo quindi la trama di questa serie tv.

La prima cosa che ho notato è la scelta del cast, che personalmente ho apprezzato. Nessuna faccia conosciuta e soprattutto non il super belloccio o la super belloccia di turno. Tutte persone normalissime che fanno una vita normalissima in una Islanda normalissima. Non so voi, ma io le serie tv che portano sullo schermo scene e persone normali le apprezzo davvero.

Persona normale

Un altro punto a favore secondo me è la narrazione dei luoghi e la spiegazione geologica di alcuni avvenimenti. Infatti, nonostante si parli di avvenimenti ai limiti del paranormale poi ha preso una piega inaspettata.

Ammetto che all’inizio ho pensato “che originali, il solito cliché dei serial killer campagnoli”. E INVECE NO!

Non farò spoiler, ma sappiate che ho apprezzato molto più questa serie che Archive 81.

Altra persona normale con faccia sconvolta e zero voglia di lavorare

Un altro punto a favore secondo me è che la serie di per sé potrebbe essere autoconclusiva. E riuscire a narrare una storia per strutturata, a darle senso e una morale in sole 8 puntate, secondo me di questi tempi è una cosa rara. Ormai improntano la maggior parte delle serie tv come fossero nuove divine commedie.

Ma voi lo sapevate che in Islanda la percentuale di lettori di libri e conseguente di scrittori è molto alta? Tipo che ogni abitante legge in media di 2 o 3 libri al mese e ogni 10 abitanti almeno uno è uno scrittore.

Ecco, pensavo questa cosa mentre vedevo Katla e le convinzioni che avevo circa quello che stava per succedere venivano distrutte.

Conclusioni

Non voglio approfondire di più nella trama perché secondo me questa serie tv merita di essere vista, e non voglio fare spoiler. Personalmente non sento neanche il bisogno di avere una seconda stagione in quanto si chiude bene il ciclo narrativo.

E voi l’avete vista? Lasciate un commentino qui!

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