LIBROGAME – L’Apocalisse zombie negli occhi di un Nerd

1. L’INIZIO DELLA FINE

“AAAAAAARGH!”

Apri un occhio per controllare che sia tutto okay e, sembra proprio di sì.

Ti guardi attorno e contempli le pareti della stanza fino a raggiungere con lo sguardo la piccola radiosveglia di Winnie the Pooh che giace sul comodino. I tuoi occhi indugiano su quell’immagine e, mentre pensi a come diavolo abbia potuto tua nonna pensare che l’orsetto Disney ghiotto di miele potesse rappresentare una buona idea regalo per il compleanno di un 30enne nerd che nella vita ha fallito su ogni fronte, noti con piacere che sono ancora le 3.28.

DORMI ANCORA (vai al n.2) un po’? Oppure DECIDI DI ALZARTI (vai al n.3) perchè hai la sensazione che qualcosa di strano stia per accadere?

2. DORMI ANCORA

Ti avvolgi meglio nel piumone di Darth Vader e, mentre con la mano lo tiri fin sotto al mento per stare più caldo, riesci ad udire in lontananza quel che sembra un rumore di sirene.

“Maaaah, di nuovo la gang di sudamericani che minaccia gli anziani con i coltellini. Spero che questa volta li abbiano fermati”.

Chiudi gli occhi e tiri un sospiro, quasi scocciato. In men che non si dica cadi in un sonno profondo. Le braccia di Morfeo ti cullano come fossero un caldo e comodo giaciglio. Ti senti al sicuro, ignaro del fatto che il mondo là fuori sta venendo divorato da un’orda crescente di zombie e che ogni secondo che passa la situazione diventa più pericolosa per i superstiti.

Ti svegli a mezzogiorno, perchè senti il pancino che brontola. Mentre già stai pregustando un piatto di tagliatelle al ragù fumanti, ti infili i calzini del giorno prima, anche se sanno di stantìo. Dalle imposte, ancora chiuse, filtra un velo di luce solare, quel tanto che basta per non infastidire i tuoi occhi stanchi e per non farti inciampare tra i fumetti e tutta la robaccia che, da un anno a questa parte, invade la stanza insieme alla polvere.

Ma la situazione precipita in un secondo, quando la porta della stanza si apre con un cigolio. Intravedi la sagoma di tua nonna, che entra e piano piano si avvicina a te.

Ti alzi per abbracciarla e darle il buongiorno, nella speranza che si riprenda la sveglia di Winnie the Pooh, ma non sai che lei è sveglia da molto prima di te ed ha fame, quindi affonda i denti nel tuo collo mentre la stringi a te e ti recide l’aorta.

Con dolore ed un impeto di rabbia le dai un calcio, scaraventandola contro la parete. Soltanto in quel momento realizzi che la nonna è uno zombie, ma è troppo tardi. Ti accasci sul pavimento, ormai privo di forze e sanguinante. “Che culo” pensi “se mi avesse morso in un altro punto del corpo, probabilmente sarei sopravvissuto, considerando che quelli non sono i suoi veri denti”.

Tua madre ti ha sempre detto che alzarsi dopo un certo orario non va bene. Ora lo hai capito.

Ti addormenti sorridendo. Per sempre. Buonanotte. (GAME OVER)

3. DECIDI DI ALZARTI

“AIUTOOOOO!”

La voce disperata di una donna. Questa volta lo senti chiaramente.

Era vicina, oseresti dire che proveniva dal palazzo di fronte. In una frazione di secondo sei giù dal letto, afferri senza pensarci la felpa ed il cellulare, mentre, a piedi ancora nudi, ti dirigi al piano inferiore.

Al settimo scalino della rampa, noti una luce flebile provenire dal televisore del soggiorno. Quasi ti senti sollevato quando scorgi nella penombra le ombre dei tuoi genitori che, seduti sul divano… guardano uno schermo scuro.

“Strano” pensi, mentre continui a scendere.

“Mamma, papà? La tv ha ancora problemi eh?” dici sorridendo. Non ci credi nemmeno tu che te ne frega qualcosa. Scendi gli ultimi gradini e premi distrattamente l’interruttore sulla tua destra per accendere la luce.

“Sapete, forse i vicini stanno litigando di nuovo. Ho sentito la signora Alberghetti che strillava e sono venuto a controllare”

Due teste si voltano ad osservarti con un movimento lento ed innaturale.

Ti fermi di scatto, non appena riesci a percepire qualcosa di strano nei loro volti.

I loro occhi vitrei e spenti seguono ogni tuo minimo movimento.

Ti soffermi a guardare meglio, stropicci gli occhi ancora assonnati per mettere meglio a fuoco e noti un rivolo di sangue che sporca le labbra di tua madre. Mentre si trascina con fatica nella tua direzione ti accorgi che anche i suoi vestiti sono sporchi di sangue e che deve aver dimenticato la sua gamba da qualche parte. Sul parquet della cucina più precisamente. Non parla, ma quando ci prova emette un rantolo. Pensandoci, è quasi più simpatica sottoforma di non morta.

Tuo padre la segue, con fatica. Le sue gambe sono dei moncherini, ma lui, proprio come il calabrone che non potrebbe volare a causa del suo peso, si ostina imperterrito a camminare.

Ha quelli che sembrano essere grumi di sangue fra i capelli sottili, il volto tumefatto e cianotico, i vestiti, che una volta erano abiti da ufficio costosi, sono solo brandelli.

In un istante dimentichi la tv e il fatto di esserti svegliato alle 3.28. Realizzi perciò di dover uccidere i tuoi genitori. Che schifo, era meglio rimanere a letto a dormire. Ora chi pagherà le bollette?

Ti volti e fai uno scatto verso la cucina. E’ piuttosto buio, ma i lampioni all’esterno illuminano la CREDENZA (vai al n. 4) alla tua sinistra e la CASSETTIERA (vai al n. 5) a destra, proprio accanto al lavello. Le cose si stanno mettendo male, devi trovare un’arma. Da dove estrarrai la tua arma?

4. LA CREDENZA

Che fortuna!

Il fatto che tu sia un tipo sporco e disordinato, per una volta viene in tuo aiuto. Chi avrebbe mai aperto la credenza alla ricerca di un arma? Nessuno che abbia un briciolo di intelligenza. Nemmeno uno scimpanzè impazzito.

Ma tu sei speciale. Congratulazioni!

Ieri tutti i cucchiai da minestra ed i cucchiaini da thè erano rimasti nella lavastoviglie. Chiaramente, piuittosto che rischiare di toccare il detersivo, hai preferito prendere il coltellaccio con cui tua mamma taglia lo spezzatino, per immergerlo completamente nella nutella e leccarlo dalla parte non tagliente.

E’ ancora lì, nel barattolo, sporco di cioccolato.

Lo estrai con la stessa eleganza con cui l’Orlando Furioso estrasse la Durlindana dai cadaveri dei mori sui Pirenei e, prima di affondarlo nel cranio dei tuoi genitori lo lecchi di gusto.

Del resto, nel bel mezzo di un’apocalisse Zombie, quando ti ricapiterà di mangiare Nutella?

Ripulisci il coltellaccio su uno scottex e lo infili in tasca.

Vuoi USCIRE (vai al n. 6) dalla casa o preferisci ESPLORARLA (vai al n. 7)?

5. LA CASSETTIERA

Ti volti a destra e con uno scatto fulmineo apri il cassetto in cui tua mamma è solita riporre le posate, nella speranza di trovare un coltello.

Sei sfortunato però.

Mentre il tuo sguardo indugia sul vuoto cosmico di quel cassetto aperto, ti ricordi che tutte le stoviglie sono ancora nel lavello, in attesa di essere lavate.

Rapidamente immergi la mano nella vasca insaponata alla ricerca di qualcosa di tagliente.

E lo trovi.

Conficcato nel tuo indice c’è una scheggia di vetro. Probabilmente nella fretta hai rotto un calice da spumante.

Il volto putrefatto di tua mamma è a un centimetro di distanza dal tuo. L’odore del suo alito e del suo corpo in decomposizione è stomachevole, ma tu cerchi di non badarci.

In un ghigno di dolore, affondi ancora di più la mano nell’acqua insaponata e recuperi una padella pesante.

L’afferri saldamente dal manico ancora scivoloso per il detersivo e la sbatti violentemente sulla testa degli zombi, che si accasciano sul parquet immacolato con un lamento.

Ce l’hai fatta. Sei il solito fortunello e adesso, per la prima volta in vita tua, ti sei anche lavato le mani. Cosa vuoi fare? USCIRE (vai al n. 6) dalla casa o ESPLORARLA (vai al n. 7)?

6. USCIRE

Sei sconvolto. Hai appena ucciso i tuoi genitori e non hai idea di cosa ti aspetti là fuori. In compenso hai dimenticato di mettere le scarpe. Ma non preoccuparti, i tuoi calzini col logo di batman ti proteggeranno da ogni male! O forse no.

“AIUTOOOOO!”

Ancora quella voce, ma tutt’a un tratto ti sembra familiare.

Gli zombi non parlano, quindi pensi che andare nello stesso luogo da cui proviene la voce sia ragionevole. In due sarà più semplice sopravvivere!

Ti dirigi quindi sul retro della tua abitazione, nel giardino, e ti guardi attorno spaesato.

“SONO QUI, STUPIDO!” La voce è vicinissima adesso, ma ancora non riesci a capire da dove arrivi, così continui imperterrito a ispezionare ogni angolo visibile finché, proprio alle tue spalle, senti un rumore che ti fa fermare il cuore per un secondo.

Ti volti con un balzo e l’immagine di un’anziana che salta da una finestra rotta del secondo piano, atterrando su un mucchio di foglie secche, le stesse che tuo padre aveva spalato qualche giorno prima, ti si para di fronte.

Si alza, si scrolla rapidamente i vestiti con uno sguardo seccato e schioccando la lingua.

“Nonna?!” Esclami in un misto di stupore e spavento.

La schiena ricurva, un foulard rosso e morbido intorno al collo che contrasta con i lunghi capelli grigi, raccolti in uno chignon spettinato e la tua maglietta dei Tenacious D indosso.

“Figliolo, credo che sia tu qui ad aver bisogno di un apparecchio acustico, non la sottoscritta. Sono ORE che urlo! Volevi farmi morire? O forse sei solo troppo stupido?”

Pungente come sempre la vecchia! Col suo sarcasmo, non perde mai l’occasione di farti sentire una nullità. Ma sei quasi contento di vederla e di sapere che la stessa persona che una volta ti inseguiva con un cucchiaio di legno per picchiarti, potrebbe salvarti la pellaccia in una brutta situazione. L’abbracci mentre brontola ancora. L’unico dente rimasto nella sua bocca sembra quasi salutarti ad ogni parola cattiva pronunciata, ma non ci badi più di tanto.

“Come sei finita lì dentro?” Le chiedi.

“I tuoi volevano mangiarmi, che coppia di ingrati!” Risponde stizzita “…così mi sono chiusa nello stanzino delle scope, al piano di sopra, ma come sai la serratura è danneggiata e non sono più riuscita ad uscire! Ti chiamavo da ore, ma tu russavi così forte che riuscivo a sentirti attraverso le pareti!”

Vorresti risponderle a tono, ma noti che tua nonna ha tra le mani un piccone e quindi ci ripensi all’istante. Il tuo sguardo corre altrove e, più precisamente, sulla porta appena socchiusa del capannone degli attrezzi. T’incammini verso quest’ultimo, mentre la nonna logorroica ti segue, continuando a lamentarsi.

Noti un paio di scarpe anti-infortunistiche che tuo padre ha lasciato in un angolo del capannone. Ti guardi i piedi avvolti nei calzini di Batman e realizzi solo in quel momento di aver freddo. Talmente freddo da sentire le dita indolenzite quando provi a muoverle.

INDOSSERAI (vai al n.8) quelle scarpe? Oppure ti affiderai alla potenza di BATMAN (vai al n.9) per superare l’Apocalisse?

7. ESPLORARE LA CASA

Sembrerebbe la mossa più intelligente. Del resto è meglio non abbandonare casa propria per affrontare un’Apocalisse senza un’arma decente, vestiti, cibo ed un manuale di sopravvivenza alla mano.

Torni nella tua stanza, al piano di sopra e mentre pensi a cosa sia più importante portare con te in questo viaggio, inciampi in qualcosa di verde e rigido: il tuo zaino da soft-air! Non potevi chiedere di meglio! Capiente, spazioso e con tante tasche per gli oggetti più piccoli.

Zaino in spalla, cominci a raccogliere tutto ciò che può tornarti utile per questa impresa: calzini puliti, felpe, giacca a vento, barattoli di legumi, barrette proteiche, cibo a lunga conservazione, fiammiferi, una corda.

Ti soffermi per un momento a fissare con occhi pieni di lacrime la tua amica di sempre: una playstation 4 bianca che giace sulla scrivania, proprio accanto ad uno schermo da 80 pollici immacolato, lo stesso che i tuoi genitori hanno comprato mesi fa, in seguito alla tua promessa di riprendere il lavoro alla pizzeria del quartiere. Promessa mai mantenuta, ovviamente.

“Ci rivedremo” dici con voce incerta, e torni sui tuoi passi.

“AIUTOOOO!” senti di nuovo, ma questa volta segue un rumore che ricorda molto quello di pugni battuti su una porta. Ti fermi un momento per ascoltare meglio e, per un attimo, non puoi fare a meno di soffocare la sensazione di star dimenticando qualcosa di importante.

“Nonna!” Esclami sorpreso. E ti precipiti al piano superiore, da cui proviene l’incessante bussare.

“FAMMI USCIRE DA QUI, BISCHERO!” il tono è cambiato in un istante, passando da preoccupato e spaventato, a rabbioso. Sospirando sommessamente apri la porta dello stanzino delle scope.

“I tuoi sono degli ingrati, volevano mangiarmi!” non fa in tempo ad uscire che già dà sfogo al suo talento: la diarrea verbale.

“…mi sono chiusa nello stanzino delle scope, ma questa serratura…” continua, armeggiando su e giù con la maniglia della porta, mostrando una serratura che non funziona più.

“Ho gridato, gridato per ore, ma tu russavi così forte che riuscivo a sentirti attraverso le pareti!”

Vorresti rispondere qualcosa a tua discolpa, ma noti che la nonna regge tra le mani un piccone e quindi abbandoni l’idea all’istante.

“Nonna, dobbiamo andare!” la interrompi bruscamente, mentre continua ad insultarti “…indossa gli abiti più comodi e resistenti che possiedi e prendi tutto il necessario per sopravvivere” per un attimo sembra che queste parole abbiano catturato la sua attenzione.

“Va bene, ragazzo. Ma tu vestiti e indossa le scarpe, per Dio! Sembri scappato da Auschwitz così conciato!”

Questo è assolutamente un buon consiglio! La nonna ha ragione. Mentre cerchi le scarpe pensi che cercare la salvezza insieme ti da automaticamente più chances di sopravvivere, e poi potresti sfruttare la nonna come risorsa utile, dal momento che è già sopravvissuta a non una, ma due guerre mondiali, a differenza tua, che non sei mai riuscito a portare a termine una campagna intera di Call of Duty.

Nell’angolo buio della tua stanza c’è un paio di All Star a quadretti, completamente distrutte: sono le uniche scarpe che hai.

Pensi quindi di rubare le scarpe da lavoro di tuo padre. Resistenti alla pioggia, anti-infortunistiche e quasi nuove… tuo padre, con i suoi moncherini, non ne sentirà certo la mancanza nel malaugurato caso in cui dovesse ri-risvegliarsi, perciò vai a prenderle.

Le trovi, nel capannone degli attrezzi, tra un forcone ed un vecchio tavolo pieno di scartoffie.

Ascolterai i consigli di tua nonna e INDOSSERAI (vai al n.8) le scarpe? Oppure ti affiderai alla potenza di BATMAN (vai al n.9) per superare l’Apocalisse?

8. INDOSSI LE SCARPE

Anche se sono di 3 numeri più grandi del tuo e ti donano un’andatura più simile a quella di un clown che di una persona normale, decidi di indossare le scarpe di tuo padre. Meglio essere pronti a tutto.

Prendi lo zaino da softair in cui hai infilato provviste e poco altro per sopravvivere e sei pronto.

Tua nonna ti arriva alle spalle, imbracciando un vecchio skateboard. Ti fermi ad osservarla con aria curiosa. Pare ringiovanita, o forse solo un’80enne fuori di testa, non riesci a decidere.

La felpa dei Tenacious d, un casco da ciclista, scarpe da tennis e… una gonna a quadri al ginocchio che lascia intravedere un paio di autoreggenti color carne. Non è esattamente la compagna che avresti voluto in una simile situazione.

Nei videogiochi di solito te le appioppavano più gnocche, ma pazienza. Almeno questa sa fare le lasagne.

“Sono pronta” annuncia la nonna, salendo sullo skate e, di fronte alla tua espressione sbalordita, fa un doppio flip e sorride: ”mica puoi pretendere che cammini tutto il giorno o che riesca a correre davanti a un’orda. Ho bisogno di queste ruote!”

La situazione si fa strana e divertente al contempo, ma tu, ormai deciso a proseguire, ti volti verso il vialetto d’uscita, grattandoti la nuca.

Abbassi la maniglia del cancelletto e vi ritrovate sulla strada.
Le sirene in lontananza hanno smesso di suonare e noti che inizia ad albeggiare. Nessun non morto nei dintorni, che fortuna!

La situazione sembra tranquilla per ora, ma non lo sarà per sempre.
“Bisogna andare al supermercato e chiudersi dentro” la voce rauca della nonna interrompe i tuoi pensieri “… l’ho visto in un film tanto tempo fa”.


“…Il Bloomington, il centro commerciale sulla 14esima! È un posto grande, sicuro e magari troveremo altra gente!” Senti l’entusiasmo crescerti dentro mentre porti la frase al termine. Sono passate solo poche ore da quando il mondo è cambiato in maniera irreversibile e già senti la mancanza di una vita sociale che non hai mai avuto, se non quelle tre sere a settimana in cui tu ed i tuoi amici vi ritrovate per giocare a Dnd.

Prosegui sovrappensiero mentre tua nonna ti sfreccia accanto con lo skateboard. Sussulti, ancora non ti abitui all’idea di avere accanto una vecchia psicopatica fan di Tony Hawk.


Improvvisamente senti alle tue spalle un rumore simile a quello di un maiale che grugnisce. Ti giri per controllare con la pelle d’oca e noti una sagoma dall’andatura incerta, ma costante, che ti sta raggiungendo. Metti a fuoco l’immagine e noti che il tizio ha una folta barba arancione ed indossa un’uniforme da giardiniere. Con i suoi 201 cm di altezza e le gambe lunghe il doppio delle tue, sta per raggiungerti.
“Andrew! Il figlio adottivo dei Lockwood!” Ormai è a pochi metri e lo vedi chiaramente.
“Corri figliolo!” Urla la nonna mentre si impegna a schivare un tombino aperto con l’agilità di un gatto.

Un piede davanti all’altro, cominci a correre. Certo, in Resident evil era più semplice, ma la paura ti dà una scarica di adrenalina pazzesca e riesci ad accelerare notevolmente, finché la strada non si fa leggermente in pendenza. Se per la nonna su ruote essere in discesa rappresenta un vantaggio, non lo è invece per te, che ad ogni passo senti le scarpe sfilarsi fastidiosamente e poi tornare al loro posto, battendo a ripetizione sul tallone.

Il sudore ti imperla la fronte e, anche se hai percorso soltanto pochi metri, hai già la lingua fuori ed il fiatone di un fumatore in fin di vita. Mentre fai appello a tutte le tue forze per non accasciarti sulle ginocchia e piangere dal dolore, non noti un rettangolo di catrame ancora fresco. Probabilmente la notte scorsa gli operai hanno chiuso qualche buca sulla strada.

Senti il tuo piede destro sprofondare totalmente nel catrame. Provi a liberarti, facendo leva con il sinistro e nell’intento perdi una scarpa.

Fai qualche passo avanti, ma ti rendi conto che qualche furbone ha riempito la strada di chiodi e puntine da disegno. Forse qualcuno che pensava di rallentare un’orda di zombie.

Camminare con una scarpa sola ti è impossibile e ti tuffi con le braccia nella buca di catrame per recuperare l’anti-infortunistica perduta.

Non è una buona idea: le tue braccia sono bloccate nel catrame e ti ritrovi in una posizione ingloriosa. Che situazione pietosa. Quasi imbarazzante.

Avresti potuto tentare la fortuna saltellando sul vialetto con un piede solo. Persino Cenerentola, dopo il party, riuscì a scappare così, nonostante il vestito pomposo ed i tacchi a spillo in cristallo.

Il non-morto Andrew ti è ormai alle calcagna.

Anche se i vermi gli stanno divorando il cervello, ha più acume di te e cammina sull’asfalto ancora asciutto, girandoti attorno.

Sei proprio uno sfigato e morirai vergine.

Il tuo ultimo pensiero va alla playstation bianca sulla scrivania della tua stanza. A differenza degli eroi dei racconti epici, non hai vinto la guerra e non sei riuscito a tornare da lei. Che il catrame ti sia lieve, ragazzo. (GAME OVER)

9. BATMAN

Scelta improbabile, ma ammirevole. Decidi in autonomia di privarti di una parte, a detta di molti fondamentale, della tua “armatura”.

Chiunque direbbe che sei spacciato in partenza, ma la realtà è che questo è ancora da scoprire.

Tua nonna ti guarda con sdegno, ma sei abituato a quello sguardo e, col tempo, hai imparato a non provare più alcuna sensazione sgradevole sotto quegli occhietti critici.

Ti incammini verso la maniglia del cancelletto esterno. Le sirene in lontananza hanno smesso di suonare e noti che sta iniziando ad albeggiare.

Decidi di dare ancora qualche minuto a tua nonna. Dopotutto è anziana e si muove con una certa lentezza. Nel frattempo decidi di sbirciare attraverso un foro nello steccato. Nessun non morto nei dintorni, che fortuna! La situazione sembra tranquilla… per ora, ma in cuor tuo sai che non sarà così per sempre. Ti prendi un minuto per osservare il piano superiore della casa di fronte, quello dove hai visto Tiffany l’ultima volta.

Che visione angelica…e che profumo i suoi capelli!

“Bisogna andare al supermercato e chiudersi dentro” la voce rauca della nonna alle tue spalle interrompe i tuoi pensieri rosa e ti provoca un certo imbarazzo. Più o meno come quando, nel primo capitolo di American Pie, il padre di Jim Levenstein entra in cucina e vede suo figlio alle prese… con una torta di mele.

Fortuna che non è questo il caso, ma non riesci a nascondere il rossore in viso.

“Smetti di sbirciare la figlia dei McAllen di fronte e preparati.” Continua la nonna in tono autorevole “Raggiungeremo il Bloomington, sulla 14esima! È il posto più vicino, grande, sicuro e magari troveremo altre persone. Sai, ho visto un film tanto tempo fa…” Ignori tua nonna che continua a parlare di vecchi film bianco e nero, la possibilità di trovare altre persone vive accarezza un attimo la tua mente, tanto che ti scappa un sorriso. Sono passate solo poche ore da quando il tuo piccolo mondo nerd è cambiato in maniera irreversibile e già senti la mancanza di una vita sociale che negli anni non hai mai avuto, se non quelle tre sere a settimana in cui tu ed i tuoi amici vi ritrovate per giocare a Dnd.

Tutto questo pensare ha fatto sì che non notassi lo skateboard imbracciato da tua nonna. Sussulti, l’idea di avere accanto una ottantenne psicopatica, fan di Tony Hawk non ti spiace affatto.

Indossa la tua felpa dei Tenacious d ed una gonna al ginocchio a quadri che mette in risalto le gambette secche ed un paio di collant color carne.

“Su ruote sarò più veloce. Alla mia età e con l’artrite galoppante che mi ritrovo non puoi certo pretendere che, quando la situazione degenera, io possa mettermi a correre” spiega la nonna, accorgendosi del tuo sguardo curioso.

Non fa una grinza. Annuisci e allunghi la mano per aprire il cancelletto che dà all’esterno.

In un minuto siete sulla strada deserta e vi dirigete verso il Bloomington. C’è silenzio, ma attorno a voi sembra sia esplosa una bomba. E’ accaduto tutto troppo velocemente. C’è chi ha provato a scappare, chi ha costruito barricate intorno alla casa per mettere in salvo la propria famiglia e chi si è visto in poche ore stravolgere completamente la vita. Come te.

La strada si fa in pendenza e mentre tua nonna sfreccia sulle quattro ruote, tu continui a camminare. I piedi ti fanno un po’ male, ma sei troppo spaventato dal grugnito che senti alle tue spalle per pensarci. Ti volti per guardare indietro e noti che uno di loro vi sta seguendo.

“E’ Andrew! Il figlio adottivo dei Lockwood!” Ormai è a pochi metri e lo vedi chiaramente.
“Corri figliolo!” Urla la nonna mentre si impegna a schivare un tombino aperto con l’agilità di un gatto. Ti lascia indietro.

Un piede davanti all’altro, cerchi di compensare la distanza che vi separa, cominciando a correre. Certo, in Resident evil era più semplice, ma la paura ti dà una scarica di adrenalina pazzesca e riesci ad accelerare notevolmente.

Il sudore ti imperla la fronte e, anche se hai percorso soltanto pochi metri, hai già la lingua fuori ed il fiatone di un fumatore in fin di vita. Cerchi di non badare al dolore e fai appello a tutte le tue forze per non accasciarti sulle ginocchia e piangere.

Procedi, sentendoti un vero eroe, fino a quando ti rendi conto che qualche furbone ha riempito la strada di chiodi e puntine da disegno.

Forse, in questo modo, qualcuno pensava di rallentare un’orda di zombie.

Provi ad attraversare quella valle di dolore. Se avessi indossato le scarpe sarebbe stato più semplice.

Mentre ti guardi attorno disperato, alla ricerca di qualcosa da utilizzare per poter raggiungere tua nonna ed arrivare al Bloomington, Andrew Lockwood (o quel che ne fu) ti è alle calcagna.

Decidi di prendere tempo tentando l’impossibile e ti togli un calzino di Batman per lanciarglielo.

Il tentativo va male, perché, oltre a tutti i tuoi limiti fisici e mentali, hai anche una mira pessima. Per fortuna hai due piedi ed anche un secondo calzino.

Lo sfili con una classe invidiabile ed una puzza di Emmental rancido permea nell’aria circostante. Lo appallottoli.

Lo zombie è più vicino adesso, non puoi sbagliare.

Con eleganza lanci il calzino e colpisci in pieno viso lo zombi di Andrew, che sviene per il fetore.

Ti senti un gran fico, quasi al pari di Babe Ruth ai tempi d’oro e, in un sorriso compiaciuto, vai a recuperare i tuoi calzini fidati e, già che ci sei, rubi anche le scarpe del non morto e una zappa arrugginita che stringe tra le mani.

“1-0 per Batman, sfigato di un non-morto!” pensi e prosegui tutto contento.

Attraversi trionfante la porzione di strada disseminata di chiodi e puntine senza troppi intoppi e raggiungi tua nonna, che ti attende al bivio.

“Possiamo andare a DESTRA (vai al n.10) o a SINISTRA (vai al n.11). A destra ci saranno sicuramente molti più zombi, essendo una zone più abitata. Ma in pochi minuti saremo al centro commerciale” annuisci, mentre con lo sguardo segui le sue mani che gesticolano “A sinistra invece la strada sembra più sicura. Ci sono meno persone che vivono nelle campagne e abbiamo meno probabilità di trovare non morti… Però allungheremo il percorso di almeno tre o quattro ore.”

Cosa intendi fare?

10. DESTRA

Decisione difficile, ma la voglia di arrivare al centro commerciale e sentirsi al sicuro il prima possiibile è troppa.

In due sarà più facile affrontare gli zombie, soprattutto ora che disponete di un piccone ed una zappa arrugginita per difendervi.

Sarebbe stato meglio imbracciare una katana ed un fucile da cecchino forse, un mitragliatore ed un bazooka avrebbero contribuito a farti sentire più al sicuro, ma purtroppo questo è ciò che passa il convento.

Senza pensarci due volte, fai un cenno a tua nonna e ti dirigi verso destra. Lei ti segue, con l’aria di chi disapprova profondamente. È una mattinata grigia, la luce è strana e sembra che tutto si abbini alla situazione e agli umori cupi.

Attraversate il viale che porta alla panetteria in cui, durante il tuo periodo da studente, hai speso miliardi di monete in focaccine e pizzette. Vederla ora, con la porta a vetri sfondata e in penombra, ti fa un certo effetto.

Prosegui di qualche passo, finché t’imbatti in una piccola orda di non morti che vaga senza meta a 100 metri. Sembra che non vi abbiano visti, perciò interroghi tua nonna su quale potrebbe essere la soluzione per superare l’orda nel migliore dei modi.

La risposta arriva subito e si trova proprio sotto i vostri piedi: un tombino.

“Passiamo per la fognatura e raggiungiamo l’incrocio più vicino al centro commerciale, la cosa più spaventosa che potremmo trovarci sono i topi e una gran puzza, ma essendo abituata al tanfo dei tuoi calzini, cosa vuoi che sia?”

Fai una smorfia. Era proprio necessario aggiungere questa uscita infelice?

Ti pieghi sulle ginocchia e provi a spostare il coperchio del tombino. È pesante e le tue braccine smilze, abituate come sono a sollevare joystick, tremano mentre cerchi di sollevarlo. LOL, il personal trainer che hai visto due volte in vita tua, riderebbe di te.

Tua nonna ti viene in soccorso, scende dallo skate e lo usa per provare a far leva. Il coperchio si smuove un pochino: c’è speranza!

Paonazzo in viso, continui a far forza sulle braccia mentre tua nonna ti guarda scocciata e, quando la vena sulla tempia inizia a pulsare così forte da sembrare che stia scoppiando, sospiri soddisfatto. Non sai come ci siete riusciti, ma il coperchio si è spostato abbastanza per permettere a entrambi di scendere nelle fognature.

L’odore è insopportabile e noti branchi di pantegane con occhi iniettati di sangue.

“Sono soltanto schifosi topastri” commenta tua nonna, ma tu non ne sei convinto. Sembra che siano pronti a saltarvi alla gola da un momento all’altro.

SCENDERAI (vai al n.12) nelle fognature? O cercherai una via ALTERNATIVA (vai al n.13)?

11. SINISTRA

Resisti alla tentazione di raggiungere il centro commerciale subito e opti per la strada più lunga, ma meno pericolosa.

Percorrete tranquillamente il sentiero per un miglio. Attorno a voi solo alberi e campagne. Per un attimo pensi che non sarebbe poi tanto male entrare in uno di quei capannoni, costruire delle barricate ed insediarsi in una di quelle campagne.

Se c’è la terra c’è il cibo, si sa. E almeno il problema della fame sarebbe risolto.

Accanto a te, tua nonna, alterna tratti di camminata a tratti sullo skate. Sembra totalmente concentrata sul percorso, incurante dei tuoi pensieri.

Non parla da ore. Il che è insolito da parte sua, ma anche tu non sai bene cosa dire in quella situazione. Sei in allerta e tutti i tuoi sensi sono impegnati a portare a casa la pellaccia.

Provengono degli strani rumori dalle zone alberate ed ogni volta che ne senti uno più vicino, sussulti.

Prosegui di qualche passo, finché noti in lontananza un’orda di non morti che vaga senza meta. Sono lontanissimi, ma se lasci che la paura abbia la meglio vi sorprenderanno in un baleno, perciò interroghi tua nonna su quale potrebbe essere la soluzione migliore per superare l’orda.

La nonna sorride, mostrando l’unico dente rimasto nella sua bocca. Ti indica un tombino, qualche metro più avanti.

Lo raggiungi e ti pieghi sulle ginocchia per spostare il coperchio.

È pesante e la ruggine sembra averlo “saldato” al terreno.

Le tue braccia smilze, tremano mentre cerchi di sollevarlo. Comprendi solo ora i motivi per cui Chris Redfield era così fisicato. Tua nonna usa la tavola da skate per fare leva e solo allora il coperchio si smuove un pochino. Per alcuni interminabili minuti continui a tirare, tua nonna continua a spingere e l’orda continua ad avanzare.

Rosso in volto, sospiri soddisfatto. Ancora non ti capaciti di come, ma siete riusciti nell’impresa ed il coperchio si è spostato abbastanza per permettere a entrambi di scendere nelle fognature.

L’odore che sale dalla fognatura è insopportabile e quasi ti fa svenire ma, guardando il fondo, non puoi fare a meno di notare branchi di pantegane con occhi iniettati di sangue.

“Sono soltanto schifosi topastri” commenta tua nonna, ma tu non ne sei convinto. Sembra che siano pronti a saltarvi alla gola da un momento all’altro.

SCENDERAI (vai al n.12) nelle fognature? O cercherai una via ALTERNATIVA (vai al n.13)

12. SCENDI

Ti asciughi la fronte imperlata di sudore.

I tuoi occhi, abituati alla luce del giorno, fanno uno sforzo tremendo per riuscire a vedere nell’oscurità.

Ti inginocchi al bordo del tombino e, facendo attenzione a non cadere, appoggi il piede destro sul primo gradino.

Tutto bene.

Il piede sinistro sul secondo, e così via fino ad arrivare al quinto gradino.

Guardi verso il fondo e scorgi mille occhietti minacciosi e rossi.

Saranno decine, centinaia di ratti e tutti, ti fissano impazienti.

È un po’ inquietante, ma ti convinci che la nonna avesse ragione e continui a scendere.

Sette, otto, nove… ma certo, per quanto minacciosi sono pur sempre topi.

Tredici, quattordici, quindici… Al massimo potrei spiaccicarli con una pedata.

Diciotto, diciannove, venti… eccomi quasi.

Finalmente raggiungi terra.

Guardi in alto mentre urli:”è tutto perfettamente sicuro, scend….AAAAAARGH!”

Centinaia di ratti ti assalgono. Senti i loro denti e le loro unghiette nella carne. Si arrampicano ad una velocità impressionante sui tuoi jeans, sulla giacca a vento, per raggiungere il tuo collo ed il tuo volto. Provi a scrollarteli di dosso invano. In men che non si dica sei ricoperto di roditori che ti sbranano.

Eppure lo avevi giocato “A plague tale”, non ci si spiega come tu abbia potuto sottovalutare la situazione. Il dolore è lancinante, così come l’umiliazione.

Di te, sul fondo della fognatura rimangono solo le scarpe che hai rubato al vagante nel capitolo precedente ed i calzini puzzolenti che gli hai lanciato.

Addio. (GAME OVER)

13. ALTERNATIVA

Uno degli ultimi videogiochi che hai platinato è stato “A Plague Tale” e questo ti induce a pensare che non puoi ignorare la situazione così. Non perché te lo dice tua nonna. Quei ratti hanno un nonsochè di inquietante e, nel dubbio, è meglio evitare un’ulteriore pericolo.
Richiudi il tombino con un calcio (in realtà ti fai più male che altro, visto che hai appena calciato un rettangolone di ferro, dal peso di circa 40kg).
Imprechi silenziosamente e provi a darti un contegno.
Ti schiarisci la gola e, mentre l’ alluce ancora pulsa per il dolore, dici a tua nonna di nascondersi.

Per studiare il prossimo piano, decidi di prendere spunto dai film e dalle serie TV a tema zombie. Così ripensi a quando in “The Walking Dead”, di cui sei un fan sfegatato, i personaggi cospargevano il proprio corpo ed i vestiti che avevano indosso con il sangue e le interiora di un non morto, al fine di passare inosservati tra le orde di vaganti.

Il solo pensiero ti fa trasalire.
Speravi di non dover arrivare mai a tanto, ma purtroppo non vedi altre soluzioni: l’orda sembra piuttosto grande già in lontananza… troppo per combatterli uno ad uno con armi improvvisate come le vostre.

Tu e la nonna vi appostate dietro un nocciolo nei pressi di una zona alberata. Hai individuato un vagante senza braccia poco distante da voi. Doveva essere il padrone di uno dei terreni agricoli circostanti. Non dovrebbe essere troppo pericoloso, dal momento che non può afferrarti o cercare di rallentarti in alcun modo, perciò decidi di provare ad eliminarlo.

Imbracci la zappa arrugginita e lo colpisci alla base della nuca mentre è girato di spalle.
Le mani ti tremano e l’agitazione sale non appena senti il “crack” del suo collo che si spezza sotto il peso dell’attrezzo.
Sapevi di averci messo tutta la tua forza, ma non credevi di ottenere un simile risultato già solo al primo colpo.

“Bravooo!” applaude la nonna, sorridendo “Adesso lo apriamo in due!”
“Non usa mezzi termini questa vecchia pazza” pensi, sollevando gli occhi al cielo.

Tua nonna estrae dalla tasca della felpa un coltello appuntito ed inizia ad armeggiare con la cosa raccapricciante che giace sul sentiero.

“SPLAT, SPLOOCH….SHRTC!” Onomatopee Dylan Doghiane a caso riempiono l’aria e carezzano le tue orecchie impressionabili.
Un odore marcio turba le tue narici, ma lasci che la nonna finisca ciò che ha cominciato.

Dopo appena qualche minuto osservi con aria sofferente il suo capolavoro e trattieni un conato di vomito.

Ti pieghi sulle gambe ed immergi entrambi le mani in un miscuglio di sangue, carne putrefatta e budella.

Spalmi quello schifo sui tuoi jeans, con una faccia che dice tutto. Il cotone assorbe completamente quella robaccia disgustosa, ne percepisci il peso ed il calore sulle gambe. E’ come se anche la tua pelle si “ritirasse” per la sensazione rivoltante.

Le braccia, le spalle, il torso…cerchi di non dimenticare zone scoperte e trattieni il fiato man mano che ti avvicini al viso.

Sei completamente ricoperto di quella porcheria, i tuoi vestiti ne sono pregni e puzzi più del solito. Che schifo.
Sollevi lo sguardo nella speranza di una pacca sulla spalla o una parolina di conforto da parte di tua nonna, ma la cogli in procinto di spalmarsi quella miscela di sangue e interiora sul volto con la nonchalance di una signora attempata che sta applicando una comunissima crema antirughe su ogni centimetro di pelle.
Per un attimo invidi la sua forza d’animo e la sua capacità di adattarsi a QUALSIASI cosa.
Sporcati ed intrisi di quell’odore rivoltante, proseguite insieme.
L’orda è a qualche metro da voi ormai, ma non sembra avervi notato. Forse il piano funziona!
Continui a camminare, il terrore è immenso, al punto che prendi per mano la nonna e camminate così, per esorcizzare la paura. “Fa silenzio e comportati come loro” le bisbigli. Lei annuisce e, imbracciando lo skate, continua a camminare, ciondolando a destra e a sinistra.

Il primo zombie dell’orda è ormai a dieci centimetri da te, gli passi accanto lentamente. Stringi la mano di tua nonna ed emetti un gemito mentre lui ti sfiora la spalla, procedendo oltre con la sua andatura sgraziata, ma non sembra accorgersi minimamente di te.

Vi addentrate così nell’orda. Passarci in mezzo mentre tutti gli altri vanno nella direzione opposta ti fa ricordare la volta in cui sei stato al concerto dei Metallica ed eri così ubriaco che ti sei strappato i pantaloni e hai cominciato a correre tra le facce sconcertate del pubblico, fino a quando non è intervenuta una guardia e ti ha sbattuto fuori. Faceva freddo e la gente rideva perchè tu indossavi solo un paio di slip di flanella a cuoricini… molto metal! Che punto basso della tua vita.

Prosegui con un’andatura incerta, ma costante. La nonna barcolla e guarda un punto fisso davanti a sé. Non potrebbe andare meglio di così, fin quando uno di loro ti viene addosso con un ringhio.
Non sei riuscito a schivarlo e l’impatto è piuttosto forte, al punto che indietreggi per non cadere.
Lo zombie ti scruta, attraverso due bulbi oculari cavi e si avvicina per annusarti.
Resti immobile, a malapena respiri. Non hai mai avuto tanta paura in vita tua.

Per fortuna lo zombie è per definizione poco furbo e passa oltre.

Tua nonna ti lancia uno sguardo a metà tra l’orgoglioso e il divertito e per un attimo dimentichi la situazione macabra in cui ti ritrovi.

Prosegui con attenzione per dieci interminabili minuti. Lo sai perché hai iniziato a contare mentalmente subito dopo l’impatto col non-morto, perché, nell’eventualità in cui non foste sopravvissuti, avresti voluto sapere quanti minuti esatti sei riuscito a resistere in un’orda di zombi raccapriccianti.

Ancora poco e avrete superato l’immensa orda.
In lontananza riesci a intravedere, dietro le betulle, il centro commerciale. Manca poco alla salvezza!

Pochi passi ancora…

Ce l’hai fatta! Attendi di arrivare dietro un gruppetto di alberi per abbracciare la nonna e condividere un attimo vittorioso. La nonna scoppia in una risata fragorosa e tu improvvisi una piccola danza. Ti godi questo momento conscio del fatto che potrebbe non esserci mai più qualcosa di simile.

“Ancora qualche centinaio di metri e non vedo zombi all’orizzonte” annunci trionfante mentre guardi il Bloomington.

Tua nonna si avvicina a te e ti appoggia una mano su una chiappa, con una piccola sculacciata. Sussulti.
“Ce l’abbiamo fatta figliolo, laggiù staremo alla grande, al sicuro ed avremo tutto ciò che serve per ripartire”

Per la prima volta, da quando è cominciato tutto ti senti speranzoso.

Raggiungere il centro commerciale è molto semplice, anche se sulla strada dovrete sporcarvi le mani un paio di volte ed uccidere qualche non-morto, ma riuscite tranquillamente nell’impresa.

Come ci si aspettava, però, l’ingresso principale del centro commerciale è sbarrato. Hai due opzioni: rompere una delle vetrate (vai al n.14), oppure arrampicarsi sul tetto (vai al n.15) per raggiungere il condotto dell’aria.

Cosa vuoi fare?

14. VETRATE

Non è certo la scelta più furba, ma forse è la più comoda per un sederone pesante come il tuo.

Mentre tua nonna fa un pisolino ristoratore ti offri per risolvere il problema e inizi a guardarti attorno per cercare qualcosa che ti aiuti a rompere la vetrata.

Poco lontano, proprio nel parcheggio alle tue spalle, riesci a trovare un mattone. Lo raccogli e fai qualche passo indietro per lanciarlo contro la vetrata, che si crepa impercettibilmente.

Il vetro è troppo spesso perchè si rompa al primo tentativo, così riprendi in mano il mattone e continui a lanciarlo con determinazione, dimenticandoti però dei non-morti del circondario, che, sentendo quel frastuono, si dirigono nella vostra direzione silenziosamente.

Sei così preso da quella vetrata che non ti accorgi di averne già cinque o sei tutti attorno.

Al settimo lancio il vetro si crepa profondamente e sei soddisfatto, ma mentre gioisci senti un fiato caldo sul collo ed è già troppo tardi.

Sei stupido e non ti smentisci nemmeno quando sei quasi alla fine di questa avventura. Ce l’avevi quasi fatta, peccato, ma trascuri proprio i dettagli più importanti. (GAME OVER)

15. TETTO

Scelta coraggiosa per uno smilzo come te… già solo il pensiero ti stanca.

Improvvisamente però ricordi di tutte quelle giornate passate a marinare la scuola in quel centro commerciale.

Tu ed i tuoi amici eravate soliti salire sul tetto per evitare di essere visti da qualche insegnante di passaggio. Da lì sopra la vista era spettacolare e nessuno si sognava di interrompere le vostre partite a Warhammer per delle futilità.

Ti dirigi allora sul retro della struttura e… che fortuna! La scaletta pericolante che usavi anni fa si trova lì, nello stesso posto in cui l’avevi lasciata l’ultima volta.

Sali un gradino alla volta, fino a raggiungere il tetto. Dall’alto riesci a vedere tutto, anche un piccolo gruppo di zombie che sta per raggiungervi. Devi fare in fretta.

Trovi il condotto dell’aria e ti ci infili all’interno.

Sei costretto a gattonare attraverso quel labirinto di tubi di acciaio buio e tanti, tantissimi insetti morti.

Letteralmente, non riesci a fare due metri senza che una ragnatela ti si spiaccichi in faccia, ma tu non ti perdi d’animo e prosegui.

Noti ad un certo punto un apertura nel condotto e ti affacci per capire meglio la tua posizione. Dà proprio sul Game Stop da cui sei solito rifornirti ed è molto alto. Calarti da lì è senz’altro rischioso, ma non puoi permettere che il gruppo di zombi in arrivo raggiunga tua nonna. Devi calarti da lì per poi aprire la porta dall’interno, così che anche lei riesca ad entrare in sicurezza.

Lo fai. Poggi le ginocchia sul bordo dell’apertura e le sposti avanti per sederti.

Le gambe ciondoloni e le braccia dietro la schiena, pronte a spingerti fuori. Fai forza sui polsi e ti sposti in avanti con uno scatto. Ti ritrovi quindi mezzo fuori e mezzo dentro, appeso al tubo. Le tue gambe si muovono da sole, come se cercassero di trovare un appiglio o un posto sicuro su cui poggiare, invano. Resti così per qualche secondo, finchè non senti la grondaia cedere sotto il peso del tuo corpo. Cadi nel vuoto.


“AAAAAARGH!”

Apri gli occhi. Accanto a te c’è una signora che si lamenta. Sembra soffra tantissimo.

Ci vuole qualche minuto prima che realizzi di essere in ospedale. Hai dodici punti di sutura sulla tempia e ti senti indolenzito. La voce di tua madre in sottofondo ti tranquillizza: sta parlando col dottore, che le dice che ti rimetterai presto. Tua nonna, ferma ai piedi del tuo letto, ti osserva con preoccupazione.

“Si è svegliato!” dice tuo padre festante non appena ti vede aprire gli occhi.

Sei confuso.

Anche il dottore e tua mamma entrano nella tua stanza, ma entrambi hanno uno sguardo più severo, rivolto verso di te.

“Dottore, non capisco, avete già trovato una cura all’epidemia? Perchè non siete tutti morti?” Chiedi timidamente, mettendoti a sedere sul letto. I punti sulla tua testa fanno molto male.

“Ha avuto un incidente Signor Pickman. Un trauma cranico. E’ caduto dal tetto di un centro commerciale del quartiere. Quando l’hanno trovata aveva la testa sanguinante e indossava ancora un visore VR. Le consiglio di smetterla con i videogiochi o, quantomeno, di vivere l’esperienza in un luogo sicuro e frequentato, come casa sua, o quella di un suo amico”

Sei proprio fortunato, ragazzo. Il 50% delle persone che cadono da un tetto così alto, si rompono l’osso del collo e non camminano più su questa terra. Tu invece te la sei cavata con dodici punti di sutura ed un brutto sogno.

Ironia della sorte vuole che, anche in un universo post-apocalittico abitato da zombi, tu saresti morto nei modi più assurdi. Se sei arrivato fin qui al primo tentativo, congratulazioni! Significa che sei abbastanza malato da sopravvivere in un mondo triste e malato come il nostro, in cui la scelta che sembra la meno ovvia, ti salva le chiappe. Se hai avuto bisogno di più tentativi, invece, sei una persona normale e ordinaria ed il futuro ti sorride 🙂

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