Una tomba per le lucciole

Non so quanto sarà “storico” questo appuntamento della rubrica settimanale. E sinceramente la mia idea originaria di questa puntata era un pochino diversa, ma visti gli ultimi sviluppi nel presente ho deciso di deviare leggermente il tiro.

Così vi parlo del film dello Studio Ghibli “Una tomba per le lucciole”, del 1988, mai troppo pubblicizzato in quanto in quello stesso anno uscì Totoro. In Italia arrivò una prima e poco distribuita versione in VHS nel 1995, per poi essere rilanciato nel 2015 con il titolo “La tomba delle lucciole”.

Trama

C’è un motivo per il quale questo film non ha spopolato oltre 30 anni fa. Sono 90 minuti di tristezza, violenza e immagini crude, assimilate in maniera soffusa grazie alla dolcezza di Setsuko.

Setsuko è una bambina, a occhio direi di 4 o 5 anni, che insieme al fratello appena adolescente cercano una via di sopravvivere ai bombardamenti su Kobe alla fine della seconda guerra mondiale. Viviamo quindi i loro ultimi giorni di vita, tranquilli non è uno spoiler in quanto la primissima frase del film annuncia già che sono due fantasmi ormai.

Attraverso gli occhi di Seita, il “fratellone”, veniamo catapultati in una Kobe soggetta a bombardamenti degli americani e lui che si adatta al presente e alle nuove necessità. Sì, perché figli di una famiglia benestante i due bambini si ritroveranno a fare i conti con la fame e l’egoismo che la guerra porta con sé. E così finisce la loro fortuna di essere sopravvissuti ai bombardamenti ma di non essere riusciti a sopravvivere al riverbero di una guerra fra nazioni.

«Iniziarono a bombardare nuovamente, seminando il cielo di tracce di fuoco. Scoppi di luce balenarono dappertutto nell’oscurità come alberi di Natale, alzando le fiamme alte nella notte per poi precipitare di nuovo a terra in una tempesta di scintille. Tre quarti d’ora dopo le prime incursioni, il fuoco, alimentato dal vento cominciò a far divampare quella città di legno come un falò. Le scintille precipitando lungo i tetti come una rugiada in fiamme, appiccavano il fuoco a tutto ciò che incontravano sul loro cammino. Era la prima comparsa del napalm. Crollarono, sotto l’impatto delle bombe, le fragili case fatte di legno e di carta, illuminate dall’interno come lanterne colorate.»

Robert Guillain

Storia (?)

Solitamente nella rubrica a questo punto inizierebbe la parte storica con i riferimenti, ma nominare i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, oppure la seconda Guerra Mondiale tutta, sarebbe assai scontato (che poi su Kobe erano bombe incendiare e non atomiche). Così voglio riprendere in parte l’idea originaria di questo appuntamento.

Adoro il modo come i cartoni animati riescano a raccontare con leggerezza dei fatti veramente crudeli, in qualche modo indorano la pillola e ti ritrovi a film finito che hai paura e soffri per quello che hai appena visto. Non so se per quando uscirà questo articolo avremo l’Ucraina invasa dai russi, ma non vorrei trovarmi su quelle zone lì.

Quello che il film mostra è come una guerra voluta da altri, dai capi/governi, i pochi insomma, faccia danni ad una moltitudine di vite. Sarebbe banale affermare che la guerra non porta nulla, mi sento di voler azzardare nel dire che questo tipo di guerra non porta nulla. Sei lì che fai progetti, immagini un futuro o magari hai una famiglia tua e poi nel giro di 24h ti ritrovi a perdere tutto per le decisioni prese da un qualche omuncolo seduto in poltrona. Così capisci che uno non vale uno e che nei giochi del potere qualcuno è più uguale dell’altro.

Sì, decisamente non ho molte curiosità da riportare questa volta, mi sento più riflessiva diciamo. Come sempre, siete i benvenuti nella Sala degli Eroi, oppure potete lasciare un commento qui sotto!  

Lascia un commento