Sicuramente, quella del mockumentary è sempre stata un’idea vincente. Dai tempi di “Cannibal holocaust” (1980), che in realtà aveva introdotto il genere, ma non aveva riscosso lo stesso successo di “The Blairwitch project” (1999) e che invece lanciò una vera e propria “malattia”.

Tutte le persone che si definiscono “appassionate” di horror (me compresa, devo ammetterlo) avevano fame di dettagli, di cose non dette, di “veridicità” dei fatti… più che di tutti gli elementi inquietanti che il film mostrava!

Credo sia questo il motivo per cui Antrum ha riscosso un notevole successo.

Personalmente, ciò che mi ha fatto notare questo film e mi ha incuriosito è stata la sinossi breve e coincisa di prime video.

In poche parole, Antrum è un film maledetto.

Così maledetto che hanno sentito il bisogno di scriverlo anche nel titolo. E nei titoli di testa. E svariate altre volte prima che il film effettivamente cominci.

Un po’ come The ring, è un film, che se lo guardi muori.

Solo che questa volta non esce Samara dallo schermo della tua tv gigante. Semplicemente nei giorni a seguire può succederti qualcosa di molto, molto brutto. Io per esempio, il giorno dopo, ho finito la cartaigienica e me ne sono accorta solo mentre ero già sulla tazza.

In realtà, per essere più precisi, è un documentario che parla di un film maledetto e che viene per la primissima volta mostrato su amazon prime nella sua interezza. Quindi siete veramente così sconsiderati da ignorare tutte le avvertenze e guardarlo?

Io l’ho fatto. E sono qui per raccontarvelo.

Antrum: Introduzione

Antrum (il cui titolo originale è: The Deadliest film ever made – che tradotto letteralmente è “il film più letale mai fatto”. Abbastanza pretenzioso, mi sarei aspettata almeno un piccolo mal di pancia alla fine del film, invece ho finito per abbioccarmi sul divano) è un mockumentary horror del 2018, di Michael Laicini e David Amito.

In quanto “falso documentario” è suddiviso in due parti: una trama di apertura e di chiusura, composta da interviste e testimonianze (nel quale compaiono anche gli autori Amito e Laicini) di chi l’ha visto o di chi ne ha sentito parlare, mentre per il tempo restante (che è giustamente la maggior parte del film) la pellicola del fatidico film che uccide.

La leggenda vuole che Antrum sia un film uscito negli anni 70, di cui è stata trovata solo una copia, che nel tempo ha presumibilmente subito modifiche. Chiunque l’abbia guardata è stata in seguito vittima di incidenti, malattie e situazioni potenzialmente pericolose o mortali. In particolare ci sono stati molti casi di suicidio e morti improvvise ingiustificate, come il caso di un cinema di Budapest divorato dalle fiamme, con dentro tutto lo staff e gli spettatori.

Il film è considerato un prodotto cinematografico fallito, ritirato dal mercato fino al 2018.

Nei primi minuti del film è riportata la seguente frase:

I produttori, i distributori, il cast, il team e i gestori del teatro, ad ogni livello, sono esentati da tutta la responsabilità per qualsiasi evento che vi accada durante, o dopo la visione, compreso, ma non limitato a: malattia, ferite, pericolo, morte.

Il film è stato interamente girato in questi ultimi anni, ciò che lo rende “vintage” sono solamente filtri ed effetti ben studiati. Per la realizzazione, i due autori hanno trovato ispirazione nel cortometraggio “dining room or there is nothing”, di David B Earle. (video di seguito)

Breve trama – no spoiler

Nathan è solo un bimbo e, già nelle prime scene si trova a dover accompagnare la sua cagnolona Maxine, ormai vecchia e malata, dal veterinario per l’eutanasia.

Chiaramente la perdita lo sconvolge e, nella speranza di ricevere conforto, chiede a sua madre se, almeno, Maxine è andata in paradiso.

Quest’ultima, che dovrebbe perdere la patria potestà subito, gli risponde: “No, perchè è stata cattiva, quindi adesso è all’inferno”, causando nel bambino un prevedibilissimo trauma, che per tutta risposta, comincia a sognare e a vedere demoni e diavoli.

Sua sorella Oralee decide di peggiorare le cose, raccontando a suo fratello una storia secondo il quale è possibile andare in una foresta magica e scavare un tunnel fino all’inferno, per riprendere l’anima del cane e farla andare in paradiso.

I due partono quindi armati di pala, grimorio per l’evocazione demoniaca e una tenda per dormire.

Si mettono all’opera fin da subito, scavando per metri e metri di terra (a un ritmo impossibile per due ragazzini) nel tentativo di salvare l’anima dannata della loro migliore amica.

Ben presto però si rendono conto che le favole sataniche di Oralee non sono proprio favole fini a sè stesse e che più scavano, più il confine tra realtà e incubo si assottiglia.

Breve analisi e commento personale

Il film in questione è sicuramente un horror abbastanza classico che punta tutta la sua forza unicamente nella leggenda che lo circonda. Già questo, è di per sè, a parer mio, non esattamente un punto a favore. O meglio, avrebbe potuto, dal momento che il mockumentary, come ho spiegato sopra, è per definizione qualcosa che incuriosisce.

Ma se dicessi che questo film “non è abbastanza mockumentary”?

Premetto che sto aprendo questa parentesi per spiegare un concetto, e non per la volontà di far appartenere necessariamente questo titolo a una determinata categoria. Semplicemente mi limito a spiegare perchè, secondo il mio parere, non funziona.

Analizziamo l’idea da vicino. Di fatto Antrum narra la storia dei due ragazzini che, attraverso un rito demoniaco, cercano di riprendersi il loro cane ormai defunto. Non si può mettere una “cornice”, fatta di interviste agli autori e testimonianze, attorno al film (per altro così breve e girata in maniera discutibile) e pretendere che lo spettatore si incuriosisca a tal punto. Gli elementi che fornisce sono troppo pochi, lo spettatore sa già che per quanto possa essere maledetto questo film, non ci ucciderà davvero (credo che ognuno in cuor suo sappia già che, nel caso contrario, prime video vedrebbe un grosso calo di iscritti e che questo non converrebbe a nessuno).

Trovo che l’idea sia poco forte in partenza e che i film del genere abbiano altre caratteristiche, che qui, purtroppo mancano.

Passiamo invece al film vero e proprio.

Trovo certamente apprezzabile l’impegno e lo studio che i due autori hanno messo nel ricreare una pellicola dal sapore “invecchiato”. Filtri ed effetti particolari di luci e ombre sono stati sapientemente combinati ad una palette colori notevolmente ingiallita.

Scenografie, elementi in primo piano, i vestiti e persino le acconciature dei personaggi! Sembra davvero un film degli anni 70!

La cura nei dettagli è molta, così come per i simboli che compaiono sullo schermo. Questa pellicola trasuda esoterismo da ogni dove.

Non vi aspettate infatti fuoco e fiamme, solo perchè è un film che ha a che fare con l’inferno, ma piuttosto, una progressiva follia, un crescendo di avvenimenti macabri che esplode sul finale. L’inferno, rappresentato con una visione dantesca, vede un alternarsi di gironi infernali che portano all’abisso.

All’inizio del film si legge per un momento: “Abyssum Abyssus invocat”, ovvero “l’abisso invoca l’abisso”. La frase fa riferimento al fatto che Oralee e suo fratello giocano con materie oscure e occultismo, senza averne alcuna consapevolezza.

A completare il tutto vi sono piccoli inserti, messaggi subliminali, frasi in latino, pentacoli e brevi found footage totalmente fuori contesto, che contribuiscono a generare più inquietudine…o ad infastidire lo spettatore durante la visione, a seconda dei casi.

Nel complesso insomma, la pellicola può piacere o non piacere ma non è così male. C’è dell’impegno e dell’amore dietro, ed è apprezzabile.

E’ proprio tutta la premessa inutile che rovina il mood dello spettatore, che si crea delle aspettative e pensa a chissà quali immagini disturbanti (che effettivamente ci sono, ma sembra roba da “deep web spiegato da youtubers” – tutti i curiosi che non hanno mai avuto il coraggio di navigarci, ma che hanno provato a cercare informazioni, solo per il gusto di sapere, capiranno cosa intendo) che rovina tutto e fa scadere qualitativamente il prodotto.

Conclusioni

Darei a questo film un modesto 5 e mezzo.

I punti sono stati unicamente guadagnati dalla presunta pellicola anni 70 (che poi costituisce la gran parte del film). Benchè sia piuttosto mediocre, banale ed il livello non sia altissimo, funziona e ha un senso.

Non fosse stato per la leggenda costruita attorno a questo film, lo spettatore lo avrebbe preso per una storiella carina fine a sè stessa, pare invece che gli autori abbiano voluto infilarci dell’orrore a tutti i costi. E si vede, perchè stona. Di fatto sembra di guardare il Mago di Oz con Satana.

E voi? Conoscevate questo film? Siete sopravvissuti guardandolo?

Fatecelo sapere in un commento!

Lascia un commento